Il Signore è il mio Pastore:
non manco di nulla;
su pascoli erbosi mi
fa riposare,
ad acque tranquille
mi conduce.
Mi rinfranca, mi guida
per il giusto cammino,
per amore del suo nome.
Se dovessi camminare
in una valle oscura,
non temerei alcun male,
perchè tu sei con me,
Signore.
SOFFERENZA
"Dio mio, Dio mio,
perchè mi hai
abbandonato?
Tu sei lontano
dalla mia salvezza":
sono le parole del
mio lamento.
Dio mio, invoco di
giorno e non rispondi,
grido di notte e
non trovo riposo.
Io sono verme,
non uomo,
infamia degli uomini,
rifiuto del mio popolo.
Da me non stare
lontano,
poichè l'angoscia
è vicina e nessuno
mi aiuta.
PANE DI VITA
Frumento di Cristo
noi siamo
cresciuto nel sole di Dio,
nell'acqua del fonte
impastati,
segnati dal crisma
divino.
Cibo e bevanda di vita,
balsamo, veste, dimora,
forza, rifugio, conforto,
in te speriamo.
Illumina col tuo Spirito
l'oscura notte del male,
orienta il nostro cammino
incontro al Padre.
INNO DI LODE
Specchio di perfezione
Stella del mattino
Salute degli infermi
Rosa mistica
Madre del buon consiglio
Regina della famiglia
Consolatrice degli afflitti
Regina degli angeli
Vergine degna di lode
Regina della pace
PREGA PER NOI
"Al nome sia de Iddio et della Gloriosissima Vergine Maria protettrice di questa casa e di tutti i Santi della Celestial Corte". Inizia così un libro di memorie scritte nell'anno 1576 da fra Vittorio d'Arezzo, sacrestano maggiore del convento di S. Maria della Quercia e con questa invocazione anche io ho voluto cominciare questa storia che vuole essere testimonianza della fede di tanti uomini e dell'aiuto che la Madre Celeste offre ai figli devoti, quali essi siano, ricchi o poveri, sapienti od ignoranti, Papi o Imperatori. La Madonna, come tutte le mamme, non fa discriminazione tra figli; il suo aiuto è per tutti.
Continuiamo a leggere ciò che scrive fra Vittorio: "Dapprima ricordo
come questo nostro luogo dove è ora la Chiesa et convento si chiamava il
Campo Gratiano et era luogo incolto, et boscareccio. In quel tempo
si trovava a Viterbo uno certo Mastro Battista Magnano Iuzzante molto
timorato de Iddio et devoto della gloriosa Vergine Maria, il quale
l'anno 1417 fece dipingere in un tegolo, di quelli che si cuoprono i
tetti, una immagine della gloriosissima Vergine Maria con il suo figlio
in collo, a un certo pittore detto per nome suo proprio Monetto". Mastro
Battista posò la tegola su di una quercia che stava ai bordi di una sua
vigna, vicino alla strada che conduceva a Bagnaia e lungo la quale
spesso i ladroni attendevano i viandanti.
E lì rimase per circa
50 anni in incognito; solamente alcune donne che le passavano davanti si
fermavano per dire qualche orazione e per ammirare la bellezza di un
tabernacolo naturale che una vite selvatica, abbracciata alla quercia,
aveva fatto. Durante questo periodo un eremita senese, Pier Domenico
Alberti, il cui romitaggio era ai piedi della Palanzana, andava in giro
per le campagne e le cittadine dei dintorni di Viterbo, dicendo: "Tra
Viterbo e Bagnaia c'è un tesoro". Molta gente, spinta dall'avidità, iniziò a scavare ma, non trovando nulla, chiese spiegazioni all'eremita. Egli
allora portò costoro sotto la quercia prescelta dalla Vergine ed indicò
il vero tesoro: "LA MADONNA". Narrò anche come un giorno per arricchire
il suo romitorio si fosse deciso a portare via la sacra immagine e come
quella fosse ritornata sulla quercia.
Questa era la ragione per cui annunciava la presenza di un tesoro in quel luogo. Una
delle donne che spesso passavano davanti alla quercia si chiamava
Bartolomea e ad ogni passaggio si fermava a pregare la Vergine. Un
giorno decise di prendere la tegola ed di portarsela a casa. Dopo aver
detto le orazioni della sera, Bartolomea andò a letto ma, svegliatasi,
la mattina non trovò più la sacra icone. Pensò che i familiari
l'avessero posta altrove, ma, non sentendo parlare nessuno
dell'argomento, corse alla quercia e vide ciò che già aveva intuito: la
tegola era ritornata miracolosamente al suo posto. Dopo non molto
tempo ritentò il furto, ma sempre la sacra immagine tornò sull'albero.
Bartolomea però non disse niente per non essere presa per pazza. Nel 1467 , durante il mese di agosto, tutta l'Etruria Meridionale fu colpita dal più grande flagello di quei tempi: la peste.
In
ogni luogo vi erano morti; nelle strade deserte solo pianti e lamenti.
Molti si ricordarono dell’Immagine dipinta sull’umile tegola e come
spinti da una forza inspiegabile accorsero sotto la quercia.Niccolò
della Tuccia, storico viterbese, presente al fatto essendo uno dei
Priori della città, dice che in uno stesso giorno 30.000 persone erano
in Campo Graziano ad invocare pietà. Pochi giorni dopo, la peste
cessò ed allora ritornarono in 40.000 a ringraziare la Vergine ed erano
abitanti di Viterbo, con a capo il loro vescovo Pietro Gennari, di
"Toschanella, Caprarola, Carbognano, Bassano, Soriano, Civitella,
Bagnaia, Buomarzo, Vetralla, Luprano, Chanapina, Montefiascone,
Vitorchiano, Ronciglione, et molti altri circumvicini" dice fra
Victorio.
Nei primi giorni di settembre di quello stesso anno accadde un altro fatto straordinario. Un
cavaliere viterbese aveva molti nemici e un giorno fu sorpreso da essi
fuori delle mura di Viterbo, solo e disarmato. Non sapendo come
fronteggiare quel pericolo si diede alla fuga in mezzo ai boschi. Stanco
e disperato sentiva le grida dei nemici sempre più vicine. Alla fine fu
vinto dalla stanchezza e scorgendo sopra la quercia la sacra immagine
di Maria si gettò ai suoi piedi ed abbracciando con gran fede il tronco
dell'albero mise la vita nelle mani della Madre Celeste. I nemici
arrivati sotto la quercia si stupirono di non vederlo più e si misero a
cercarlo dietro ad ogni albero, ad ogni cespuglio e lo sfiorarono
ripetutamente senza più vederlo in quanto era sparito ai loro occhi. Non
riuscendo a trovarlo, dopo molto tempo, se ne andarono. Allora il cavaliere, dopo aver ringraziato la Madonna, ritornò a Viterbo ed a tutti raccontò quanto successo. Bartolomea lo sentì, ed incoraggiata da quelle parole, descrisse i miracoli di cui era stata protagonista. Ed
andavano dicendo a tutti quanto era loro successo con così grande
entusiasmo e fede che la devozione alla Madonna della Cerqua si allargò a
macchia d’olio e moltissime persone, provenienti dalle località più
diverse d’Italia, continuarono ad accorrere ai piedi della quercia ed a
raccomandarsi alla Vergine. Molte furono le offerte per cui si
decise di costruire un altare (1467) ed una cappellina di tavole e
successivamente, dopo che da papa Paolo Il venne l'autorizzazione, di
costruire una piccola chiesa (1467 - 22 ottobre). In un primo tempo
la custodia della piccola cappella fu affidata ai frati Gesuati che, non
potendo amministrare i sacramenti, perché ordine religioso laico,
fondato dal Beato Colombini di Siena, avevano l'incarico di aiutare i
pellegrini e di raccogliere le offerte.
E le offerte continuavano ad
affluire con la moltitudine della gente e perciò, dopo che i frati
dell'ordine dei Predicatori sostituirono i Gesuati (1469), si decise di
costruire una grande chiesa che via via, anche per l'incremento che
diedero ai lavori ed alla devozione alla Madonna i frati della
congregazione di San Marco, discepoli del Savonarola, arrivati alla
Quercia nel 1496, tutto il complesso raggiunse lo splendore attuale. Nel
1577, il giorno 8 aprile, ormai completata, la chiesa venne
solennemente consacrata dal Cardinale Francesco de Gambara, in onore
"Nativitatis beatissimae et gloriosissimae Virginis Mariae"; il
cardinale gran devoto della Vergine della Quercia, volle, alla sua
morte, essere sepolto ai piedi dell'altare della Madonna. Molti furono i Papi devoti dell’Immagine dipinta su tegola .
Paolo
II, Sisto IV, Innocenzo VIII, Alessandro VI, Giulio II, Leone X,
Clemente VII, Paolo III, Giulio III, Paolo IV, Pio IV, San Pio V, che
alla protezione della Madonna della Quercia aveva affidato l'armata
cristiana che scofisse a Lepanto i turchi, Gregorio XIII, Sisto V,
Clemente VIII, Paolo V, Urbano VIII, Innocenzo X, Beato Innocenzo XI,
Innocenzo XII, Clemente XI, Benedetto XIII, Clemente XIV
Quando
vuoi, puoi sentire come protezione a casa tua: il profumo che emanava
PADRE PIO: GELSOMINO- SANTA RITA DA CASCIA: ROSA- SAN GIOVANNI PAOLO II:
CEDRO.
, Pio VI, per il
riscatto del quale tutto il tesoro della basilica viterbese fu
consegnato a Napoleone, Gregorio XVI, Pio IX, Leone XIII.
IL TUO VOLTO
Di te ha detto
il mio cuore:
"Cercate il suo volto";
il tuo volto, Signore,
io cerco.
Non nascondermi
il tuo volto,
non respingere con ira
il tuo servo.
(Salmo 27,8-9)
Gocce di vita
“Se voi amate solo
quelli che vi amano,
che merito ne avete?
Voi invece amate
i vostri nemici,
fate del bene…
La vostra ricompensa
sarà grande”.
(Lc. 6,32)
“Venite a me voi tutti
che siete stanchi
ed io vi darò
completo riposo…
e troverete pace
per le vostre anime”.
(Mt. 11,28)
“Non hanno bisogno
del medico i sani,
ma gli ammalati;
non sono venuto a
chiamare a penitenza
i giusti, ma i peccatori”.
(Lc. 5,31)
“Beati sarete voi
quando vi oltraggeranno
e perseguiteranno,
e falsamente diranno
di voi ogni male
per cagion mia.
Rallegratevi
ed esultate perché
grande è la vostra
ricompensa nei cieli”.
(Mt. 5,11)
“Il regno dei cieli è
come un granello di
senape, il più piccolo
di tutti i semi, ma
seminato che è
cresce e diventa il
maggiore di tutti e
fa rami si grandi che
gli uccelli del cielo
possono mettersi al riparo
della sua ombra”.
(Mt. 4,31)
“Se il granello di frumento
caduto in terra non muore,
rimane solo,
se invece muore,
produce molto frutto”.
(Gv. 12,21)
"Chi ama la sua vita la perde
e chi odia la sua vita
in questo mondo la
conserva per la vita eterna”.
(Gv. 12,23)
“Il vento spira dove vuole,
e ne senti la voce;
ma non sai di dove viene,
né dove vada;
così di ognuno che
è nato dallo Spirito”.
(Gv. 3,8)
“Perché osservi il bruscolo
che è nell’occhio di
tuo fratello, e non scorgi
la trave che è nell’occhio tuo ?”.
(Lc. 6,41)
“L’uomo dabbene, dal buon
tesoro del suo cuore,
trae fuori il bene,
mentre il perverso, dal suo
cuore pervertito,
trae cose perverse”.
(Lc. 6,45)
“Popolo mio, che male ti ho fatto?
In che cosa ti ho contristato?
Se ti ho fatto del male, percuotimi,
se non ti ho fatto del male
perché mi tratti così?”.
(Lamentazioni)
"L’uomo pio è scomparso dalla terra,
non c’è più un giusto fra gli uomini:
tutti stanno in agguato
per spargere sangue;
ognuno dà la caccia al fratello".
(Michea 7,1)
"Non gioire nella mia sventura,
o mia nemica!
Se sono caduto, mi rialzerò;
se siedo nelle tenebre,
il Signore sarà mia luce".
(Michea 7,8)
"Uomo, ti è stato insegnato
ciò che è buono e ciò che
richiede il Signore da te:
praticare la giustizia,
amare la pietà,
camminare umilmente
con il tuo Dio".
(Michea 6,8)
"Signore da chi andremo?
Solo Tu hai parole di
vita eterna".
(Gv. 6,68)
TU ES PETRUS
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